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Martedì 29 maggio, alle ore 17.30, presso la sede del Circolo Rhegium Julii (Via Aschenez, 239), verrà presentato l'ultimo volume di Enzo Filardo pubblicato per i tipi di "Città del Sole" con il titolo L'oltre che portiamo dentro.

La serata sarà introdotta dalla socia Ilda Tripodi e prevede la relazione di Benedetta Borrata e l'intervento dell'autore. I brani prescelti saranno letti da Cristina Filardo con l'accompagnamento al pianoforte di Saro Chinè.

Sostiene l'autore: Tutte le ragioni dello scrivere hanno un'unica origine.... E' il bisogno di superarsi, di andare oltre... il bisogno di vivere la dimensione di un altrove ....E così capita che incontriamo sulla nostra strada tutti quelli che lo hanno già riconosciuto.

Non a caso Quasimodo diceva: la poesia è una atto di disordine, perchè niente può essere banale, niente ripetitivo o già detto.

Leggendo Filardo penso sempre più semplicemente che la vita, nonostante le sue miserie e la drammaticità degli eventi che connotano l'esistenza, offre diverse opportunità di rigenerazione. La scrittura è una di queste. Ciascuno di noi si porta dentro domande, interrogativi che sono l'esatta rappresentazione di ciò che sentiamo dentro e che hanno bisogno di una puntuale risposta.

Da qui la ricerca, la scarificazione dell'anima per sentieri impervi, per cercare nuovi punti di riferimento, nuove certezze.

Filardo conosce bene il linguaggio poetico, lo incalza, ne delinea i contorni, lo colora e nel linguaggio si avvertono i singulti, il continuo desiderio di spingersi sempre più lontano, quasi novello "gabbiano di Livingston", interessato a cercare la sua verità.

Il suo contesto culturale e politico molto ampio, le sue contaminazioni non circoscritte, lo espongono a desideri di germinazione notevoli, diversificati, a riscoperte, a delusioni. Ma il linguaggio è adeguato a ridurre ad una dimensione lirica tutte le emozioni, le suggestioni, le impazienze che agitano il suo oceano interiore.

Ne viene una domanda capitale: dove approderà? Certo dove la sua penna saprà esaltare le altezze della sua anima. Una aspettativa ardua per tutti quelli che si cimentano nella scrittura e nella poesia in particolare.

Ma per vedere il cielo c'è un prezzo da pagare, un viaggio dove non  è facile mantenere l'orientamento. E la luce a volte si vede, altre no. Ma "resistere, resistere, resistere " diceva un magistrato milanese. La scelta di non arrendersi appartiene ai poeti. Bisogna proseguire lungo il percorso  dove una luce, in qualche caso, acceca, ma conferma che la bellezza c'è, è in fondo ed oggi possiamo solo inseguirla.