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Coniuga il tempo nell’attrazione dell’oltre
di Natale Pace
A Fabia Baldi che in una intervista gli chiede:
“E il mare non le mancava?
Corrado Calabro gli viene un nodo in gola e compie sforzi per scioglierlo:
“Certamente; tuttavia vivere a Roma mi ha indotto maggiormente a ricordarlo. Roma è una città stupenda che mi ha dato tanto, è la mia città. Ma ogni mattina quando vado al balcone e apro le imposte, avverto come un senso di privazione. Ancora assonnato, ogni volta sul momento non capisco che cos’è. Solo un attimo dopo realizzo: mi manca il mare.
Quel mare ai cui bordi si rannicchiava la casetta di Bocale, quel mare che vedevo da tutte le finestre della mia casa di Reggio”
Ecco, se dovessi scegliere due personificazioni della poesia di Corrado, non avrei dubbi. Lui sa essere di un eccelso lirismo anche se deve scrivere la lista della spesa, un po’ come Neruda, ma riesce ad elevarsi su cime di monti innevate, ove l’aria è tersa e rarefatta e riempie i polmoni prima ancora che la si respiri, quando scrive versi che ispirati, dettati dal suo mare e dall’immensità della astronomia e dei fenomeni, delle immagini ad essa legati.
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Di Natale Pace
Il giorno dopo della Varia dovrebbe essere come tutti gli altri, comune, di quotidianità. E invece, no!
Tutto il tempo dei preparativi, l’impegno di tutto il paese, anche l’impegno dei soliti criticoni a criticare, l’attenzione spasmodica ai mille problemi che mettono a dura prova la resistenza di ognuno, dal Sindaco al Presidente del Comitato, oggi Fondazione (ma l’abbiamo poi giuridicamente costituita, oppure è solo tanto per dire?), e poi l’adrenalina scatenata dagli ultimi preparativi, degli ultimi giorni, delle ultime ore; eppoi il cerimoniale dei giorni precedenti il Giorno:
““a calata d’u ccippu” il giorno di ferragosto quando con grande accompagnamento e festa di popolo il ceppo, la base della grande Macchina, viene collocato all’inizio del Corso principale all’Arangiara dove il 27 agosto è avvenuta la “scasata”, la partenza della Varia 2023.
Poi l’elezione per voto popolare dell’Animella e del Padreterno, le due figuranti principali del Carro, quelle che stanno in cima, a 16 metri di altezza
La processione del Sacro Capello che quest’anno ha riproposto, grazie al Vascello Eletta costruito dal vulcanico Ferruccio Nicotra che ha riproposto la traversata di quello di Peppe Tigano del 1575, da Messina alla Marinella di Palmi e, all’interno di un musicalissimo vascellino costruito dall’artigiano palmese Nino Anastasio su modelli dell’epoca per i tornanti verso la città fino al Duomo dove la reliquia oggi è conservata in una preziosa teca.
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di Natale Pace
Il 25 marzo, dicono gli agiografi e le biografie ufficiali di Lorenzo Calogero, ricorre il sessantaduesimo anniversario della sua morte.
Ecco, il “caso Calogero” ovvero il mistero della vita e della morte del poeta di Melicuccà comincia dalla fine. Perché in effetti la reale data di morte dovrebbe essere anticipata al giorno precedente, quando il suo corpo è stato ritrovato, ma più correttamente al 21 di marzo a dar credito al certificato del l’Ufficiale sanitario di Melicuccà, mentre il 25 è stato soltanto stilato il certificato.
Sono state ricostruiti gli ultimi giorni di vita.
E’ stato visto dai concittadini per l’ultima volta vivo il 21 marzo mattino, quando, di ritorno dalla chiesa, si è chiuso in casa, solo con la sua coscienza e le patofobie, le ansie depressive che non lo hanno abbandonato mai, sin dalla gioventù: Il fratello Francesco, che solitamente e a periodi più o meno lunghi lo andava a trovare insieme a una sorella per sincerarsi delle sue condizioni di salute, trovando la porta sbarrata, chiese aiuto per scassinarla e lo trova morto sul lettino, tra polvere e sporcizia, macchie di caffè dappertutto, cicche di sigarette totalmente consumate, confezioni di medicinali e un biglietto scritto su mezzo foglio strappato a uno dei suoi quaderni, lasciato in bella vista, con poche parole vergate a mano, scritte nervosamente appena sul rigo:
“Vi prego di non essere sotterrato vivo. L.C.”.
Da diversi giorni si recava in parrocchia a confessarsi ed a prendere la comunione.
Era il terzo suicidio, dopo due falliti tentativi nell’arco della sua breve vita, stavolta riuscito? Parliamone!
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Palmi Sala del Consiglio Comunale
Giovedì 23 febbraio 2023
di Natale Pace
La fine è là … a partire dalle pagine che il lettore sta leggendo. Dal silenzio delle immagini che scorrono nella sua mente. A partire dal ritmo di una proposizione, dalla vibrazione che una parola, una frase evocano richiamano riportano alla vita. Perché è là… nel silenzio delle immagini, che ogni frase gesto o fotogramma che transitano dentro noi… è sì una fine … Ma, al tempo stesso anche, l’inizio di un nuovo processo, di un nuovo sguardo. Di un nuovo principio. Di un accadere ultimo inatteso sempre originario. Di un singolare ininterrotto raccontare.
È questo il destino del linguaggio. La ventura di ogni narrare descrivere comunicare umano.
È questo l’itinerario intrapreso per il romanzo che Natale Pace, sindacalista scrittore poeta, giornalista del nostro tempo, ci consegna con un titolo emblematico, “Alex”: un vero e proprio invito allo scavo dei sentimenti, delle emozioni. Delle passioni umane.
“Alex”, infatti, oltre che il titolo dell’opera, è il personaggio protagonista del libro. Sul suo volto s’innesta, si specchia l’immagine straordinaria di una donna fiera, orgogliosa delle proprie radici. Ma, al tempo stesso, tracima e trabocca la dolcezza e il sorriso di una donna innamorata della sua terra, la Calabria. Di quella regione non certo e soltanto geografica, ma d’una Calabria interiore. Di quella Calabria ferita... sanguinante... senza forze! Di quella terra generosa, incontenibile che vede i suoi figli partire uno dopo l’altro, verso improbabili oceani di sogno e lidi sconosciuti.