Di Natale Pace
Il giorno dopo della Varia dovrebbe essere come tutti gli altri, comune, di quotidianità. E invece, no!
Tutto il tempo dei preparativi, l’impegno di tutto il paese, anche l’impegno dei soliti criticoni a criticare, l’attenzione spasmodica ai mille problemi che mettono a dura prova la resistenza di ognuno, dal Sindaco al Presidente del Comitato, oggi Fondazione (ma l’abbiamo poi giuridicamente costituita, oppure è solo tanto per dire?), e poi l’adrenalina scatenata dagli ultimi preparativi, degli ultimi giorni, delle ultime ore; eppoi il cerimoniale dei giorni precedenti il Giorno:
““a calata d’u ccippu” il giorno di ferragosto quando con grande accompagnamento e festa di popolo il ceppo, la base della grande Macchina, viene collocato all’inizio del Corso principale all’Arangiara dove il 27 agosto è avvenuta la “scasata”, la partenza della Varia 2023.
Poi l’elezione per voto popolare dell’Animella e del Padreterno, le due figuranti principali del Carro, quelle che stanno in cima, a 16 metri di altezza
La processione del Sacro Capello che quest’anno ha riproposto, grazie al Vascello Eletta costruito dal vulcanico Ferruccio Nicotra che ha riproposto la traversata di quello di Peppe Tigano del 1575, da Messina alla Marinella di Palmi e, all’interno di un musicalissimo vascellino costruito dall’artigiano palmese Nino Anastasio su modelli dell’epoca per i tornanti verso la città fino al Duomo dove la reliquia oggi è conservata in una preziosa teca.
“Correva l'anno 1575, era il mese di giugno, Messina veniva colpita da una tremenda epidemia di peste che durò complessivamente 30 anni.
Furono i soldati messinesi che "importarono" la peste contraendola sui campi di battaglia sul fronte orientale che videro i cristiani contrapposti ai musulmani, la battaglia decisiva fu la famosissima Battaglia di Lepanto (1571).
I palmesi che già da tanto tempo erano legati ai messinesi da saldi rapporti commerciali e sociali, non esitarono ad andare in soccorso dei fratelli siciliani con ogni genere di aiuto.
Fu così che il Senato della Città di Messina deliberò, in segno di profonda gratitudine, di donare ai palmesi un Capello della Madonna, un Capello della ciocca di capelli che, unitamente ad una lettera di ringraziamento, la Madonna morente nel 42 d.C. donò alla delegazione di messinesi che andò a visitarla e a porgere il saluto dell'intera città peloritana” (dal volume “La Varia – Storia e Tradizione” di Francesco Lovecchio e Teresa Galluccio).
La processione del quadro miracoloso della Madonna della Sacra Lettera, compatrona della Città di Palmi, culto che si affianca a quello di Messina.
Ma poi la Consegna delle Travi da parte delle cinque corporazioni storiche dei 200 ‘mbuttaturi”, ognuna con le sue colorazioni e comuni entusiasmi e la Città che si agghinda in ogni balcone, in ogni casa per farsi più bella agli occhi delle decine di migliaia di visitatori, ma anche agli occhi della Madonna Vergine della Lettera per acquisirne favori e benedizioni e i “tamburinari” che percorrono con il vivacissimo suono le strade al seguito di Mata e Grifone, i giganti di Palmi e tutti i palmesi che nella frenetica attesa non mancano di portare la loro presenza solidale alle eroiche maestranze addette alla costruzione sotto la solerte guida di Antonello Scarfone, tecnico comunale votato alla costruzione della grande macchina votiva.
Quest’anno la Festa è stata arricchita dalla presenza solidale, qualificata dei Cartapestai di Nola, quelli dei “Gigli” che per due settimane, nel cantiere, hanno dimostrato le capacità di una tradizione artigianale che non solo la bella Città campana vanta, ma tutta l’Italia. E’ stata Patrizia Nardi a realizzare l’incontro; Patrizia che è la vera anima della Rete delle Macchine a Spalla e del riconoscimento come Patrimonio Immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco. E’ stata Patrizia che ha fatto diventare la Varia la festa regionale della Calabria. Ma quando si deciderà la Città di Palmi a riconoscere degnamente questi meriti?
Poi, in pochi minuti, dalla “scasata” all’arrivo nella bellissima piazza I° Maggio, duecento ragazzi, il futuro di Palmi, sotto le travi a sollevare di pochi millimetri la Varia, per ridurre l’attrito sulle ciappe selciate delle grosse lamine d’acciaio che la fanno scivolare in un turbinio di scintille e polvere che percuote la gola, che brucia la pelle e tutto il popolo alle funi a tirare, tutti verso lo stesso posto, per realizzare INSIEME lo stesso sogno e migliaia, centinaia, si dice duecentomila quest’anno, a piangere di commozione al passaggio di quella bambina dodicenne che da sedici metri di altezza benedice e saluta. C’è tutta Palmi sotto le travi e a le funi, una volta tanto unita verso la stessa meta, ma ci sono cittadini venuti da ogni parte d’Italia e del mondo a testimoniare con la loro presenza la giustezza di quello sforzo, a pregare e applaudire la Vergine che sale in cielo in corpo e anima.
E quando il vigile del fuoco più fortunato degli altri, in cima alla scala, scioglie l’Animella-Madonna dai legacci, la tiene stretta in braccio, in sicurezza, finalmente in sicurezza, duecentomila applausi liberatori hanno salutato la fine della Varia, anche quest’anno grazie a Maria della Lettera “Senza sconzu” senza danno per nessuno.
Che bello!
Tutto questo ti lascia addosso sensazioni, emozioni, i nervi ancora tesi per lo sforzo di cui il giorno dopo non ci si riesce a liberare facilmente. E dunque accade che provi in ogni santissima maniera a ritornare alle cose normali, ma non ci riesci, pervaso come sei da una assenza ch’è dentro te e ti lascia ancora senza respiro. Vedi che non succede solo a te: per le strade altri fantasmi guidano auto, leggono giornali, seduti al bar fingono di chiacchierare di Putin e del caldo torrido che non dà tregua, a far finta di riprendere le giornate, a far finta di buttar dietro le spalle, nel tempo passato, ciò che ormai al passato apparterrebbe. Li vedi i tuoi concittadini e capisci che ancora è come ieri sera dopo la scasata, sono ancora tutti buoni, tutti amici, vuoi bene a tutti e tutti ti vogliono bene.
Perché questa è la Varia: ‘mbuttari, portare tutti in uno sulle spalle il peso, spingere tutti insieme verso il traguardo e non fare la differenza tra quelli che non sono buoni, tra i non amici, tra quelli che non ti vogliono bene, almeno in quei momenti.
Ecco, il giorno dopo della Varia quei momenti durano ancora, come quando fai vibrare una corda tesa e la vibrazione si propaga per lungo tempo dopo la pizzicata. Il giorno dopo della Varia vibriamo ancora tutti e ci sentiamo il cuore buono, sentiamo di voler bene a tutti, sentiamo amicizia e rispetto.
Qualche amico venuto da fuori, nei giorni scorsi voleva che gli raccontassi il significato della Varia. Io gli parlavo di storia, di etnografia, di culto religioso della Madonna, ma poi, rendendomi conto che tutto il parlare non era in grado di fargli capire il perché di tanto baccano, il perché del riconoscimento altissimo dell’Unesco, primo in Calabria e dunque di spiegargli la specialità della Varia, allora gli ho detto: vuoi davvero percepire il vero spirito di questa festa? Fermati sotto il “cippo” quando arriva in piazza, guarda le maglie grondanti di sudore dei duecento giovani ‘mbuttaturi, guarda la fierezza nei loro volti e la convinzione che li avvolge di aver f atto una cosa straordinaria, e come si abbracciano e si stringono l’uno all’altro con la fierezza di avere spinto fin dove era necessario. E guarda l’orgoglio di tutto un popolo che ha condiviso la fatica senza faticare, incitando, incoraggiando.
Capirai. Capirai che questa festa è il cuore di Palmi e della Calabria intera, che gronda sudore e lacrime col sangue della sua gente migliore, capace di gesta straordinarie.