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Se la mia casa fosse costruita di parole
non temerei l'inverno
perchè l'umidità e le fessure
sarebbero metafore del freddo.
Se fossero i mattoni fatti solo di lettere
messe una sull'altra alla rinfusa
senza malta che faccia da collante
sarebbero espressione
dell'instabilità della mia vita
dei miei demoni e delle mie ossessioni,
del fuoco che mi assale
quando il suo crepitare si fa canto.
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Quanto le montagne
più alte
i mari più profondi
i tempi che ci dividono.
Quanto il cielo
il nero senza luna
gli sguardi fra noi
senza fondo.
Quanto un boato
di guerra
il sapore
della bocca
che rubavo
per poterne avere
nei giorni domani
ancora.
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Lascia accesa
l'ultima candela,
che t'importa?
Il sonno s'imbruna
e il fiume oleoso
celebra il rituale abbraccio.
Assaggia lento
quel cielo cucito
intorno alla mietitura
gialla dei seni.
Ogni frutto
cadrà
ormai maturo.
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Ladri di pelle (Alle donne ucraine, violate)
dall'omonima silloge di Lucia Lo Bianco - Palermo
Sono giunti ancora quegli sguardi
tra le foglie accartocciate del giardino,
vesti nascoste senza forma nè colore
forme distorte su panni bianchi appesi.
Sono giunti nel cammino oscuro del destino
e riluceva il grigio acciaio delle armature
mentre sbucavano occhi dentro il buio
come dei topi annaspando sangue altrui.
Sono arrivati urlano fuoco sotto il cielo
a lacerare sipari scuri appena issati,
sotto la pioggia di lampi e di scintille
e odori acri di brandelli di cemento.