fbpx

Sono

di Giuseppe Laganà - Roma

Sono lo sguardo che accoglie
e lingua che annienta.

Sono lama affilata che implacabile affonda
e gesto che sfiora volti spauriti.

Sono pioggia leggera su terra riarsa
e vento che spazza e spezza impetuoso.

Sono nave che solca l'onda domata
e fuscello cullato dal mare a riposo.

Sono Dedalo ed Icaro
Sisifo e Arianna.

Vivo in una città,
paese sul mare,
faccia alla montagna
spalle al futuro,
vento che fa luce,
buio per le strade.

Vivo in una città,
ospizio incurante
di vecchi imprigionati
nel busto dei predoni neri,
nelle foto delle donne,
coperte dalla virtù
dei lividi incipriati.

Vivo in una città,
della compassione,
ribelle nello scirocco
che avvelena i pensieri,
sottomessa nel maestrale
che secca i sentimenti.

Mare nostrum

di Giuseppe Raineri - Bergamo

Mare nostrum quod est inter terras
Molti e diversi sono i nostri nomi.

Chi ha abitato le mie sponde
vanta paternità che non riconosco.

Ho visto nascere e sgretolarsi civiltà
corrose dall'ambizione dell'eternità.

Sempre sarò culla e sepolcro
di chi ha solcato le mie acque
affamato di conquista e di conoscenza,
ammalato di disperazione, di amore, di odio.

Tu sorridi solo la sera
Muri di cera assorbono la preghiera,
su gusci di noce sto parlando con Dio,
pronuncio e accarezzo le parole sussurrando
I santi erano miei amici prima di essere collocati in alto,
accanto a Lui per essere utili, in fin dei conti
- mi sono diventati inutili.
Forse alcuni ritorneranno in decadenza, si nasconderanno tra le radici
bramando la luce.

Dalla città ribaltata cadono i soli
Il tuo cuore è un animale accovacciato tra le mie braccia,
la notte è fredda, ha stelle tonde e pallide,
si scompone in decine di petali al mattino
quando non conosciamo più i nostri nomi
e perchè, da quando e di chi  sono tutte queste fotografie
dalle quali ci guardano volti sconosciuti.