C'è un sentimento di disaffezione alla cosa pubblica che sta ormai attraversando l'intero Occidente, non solo l'Europa e il nostro Paese. Questo avviene quando la domanda di protezione e di benessere cresce ma non trova risposte nella rappresentanza parlamentare, negli apparati giudiziari ed esecutivi. Così il tappo della fiducia verso il livello istituzionale salta, con effetti devastanti sulla società. Perché se viene meno la polis, intesa nel suo significato più nobile: la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, l'alternativa è il ripiegamento dell'individuo verso sentimenti di ostilità e di egoismo che poi sfociano quasi sempre in atteggiamenti aggressivi e di "respingimento" dell'altro. Pulsione oggi agevolate dal facile accesso alla comunicazione di massa, i famigerati social, dove si nasconde il nemico maggiore. Perché proprio attraverso le "trappole" offerte dal web, le forze populiste hanno gioco facile nella propaganda anti-sistema, solitamente rivolta a un pubblico meno attrezzato culturalmente e dunque facile preda delle cosiddette fake news. Una informazione-pattume che non arriva mai per caso sul nostro pc o sullo smartphone a portata di mano h24. C'è una strategia in tutto questo, manovrata da "menti raffinatissime" come direbbe Giovanni Falcone, che può portare a modificare la storia di una nazione o di un intero continente, orientando il consenso su quel candidato o quella forza politica senza che di tutto ciò la polis ne abbia la minima percezione. Certo, il livello istituzionale ci ha messo tanto di suo (e continua farlo) per aumentare le distanze dal cittadino, offrendo uno spettacolo di sé che non aiuta a ricucire il rapporto di fiducia con la società.
Ma non si tratta solo di questo. Siamo di fronte a una vera mutazione genetica dell'individuo, sempre più insofferente quando l'asticella del "desiderio" supera vette che non si riesce quasi mai a raggiungere. E in tutto questo, l'abbaglio offerto dalla pubblicità e dai cosiddetti programmi generalisti della tv, gioca un ruolo fondamentale: tutti bellissimi, magrissimi, altissimi, con i capelli luminosi al vento, su auto o barche da sogno. Icone che dall'altra parte dello schermo accrescono frustrazioni e rabbia per l'impossibilità di accedere a un'isola che non c'è, se non in quel mondo virtuale racchiuso in uno spot di soli 15 secondi che ti porti negli occhi come un calco sull'iride. Così è la rabbia dentro, cresciuta lentamente, che ha bisogno di trovare uno sfogo alla prima occasione. Che può essere offerta dalla persona che hai accanto (il fenomeno crescente dei femminicidi), dall'ostilità contro il diverso (che si tratti di colore della pelle o di gusti sessuali poco importa), dal tifoso della squadra avversaria contro cui non vedi l'ora di scagliarti nell'arena degli ultra. O nel segreto dell'urna. Un nemico da cui è possibile liberarsi solo attraverso una rivoluzione culturale, un ribaltamento della priorità dei valori, una grande guerra (che nessuno si augura). O, per chi avesse più fretta, il lettino di uno psicoanalista.