Di Anna Foti
Il calligrafo dei calligrafi fu definito dai suoi contemporanei, tra cui il tipografo francese Claude Garamond, un cognome noto agli scrittori moderni che non praticano con l’inchiostro e la carta e che invece ricorrono alla video scrittura, approdo finale della scrittura meccanica avviata con la cara macchina di scrivere; uno scrigno di stili che ispirò anche Stanley Morison, al quale si deve il font denominato Times New Roman e che lo definì il teorico della cancelleresca, scrittura ufficiale della cancelleria dello stato della Chiesa. La storia moderna della scrittura si nutre di quella degli antichi calligrafi, tipografi e copisti senza i quali essa non sarebbe quella che è. Tra questi anche il calligrafo, letterato e copista di Rossano, Giovanni Battista Palatino nato nel 1515 e morto a Napoli sessant’anni dopo.
Accanto al Time New Roman e al Garamond, prima citati e tra i font molto usati nella scrittura meccanica, anche il Palatino Linotype, erede del carattere tipografico Palatino appunto, portatore di un’impronta di Calabria nell’affascinante storia dell’arte della scrittura e della calligrafia.
La storia della scrittura ha origini antiche. In occasione dell’odierna giornata del Libro e del Diritto d’autore giova sottolineare che è la scrittura a consegnarci il patrimonio librario che racconta le epoche che furono e che assicura ai posteri il racconto delle future.
La diversità di font utilizzabile è oggi anche un modo di custodire e rievocare quella che una volta era la preziosa e dimenticata arte della calligrafia, con cui tanti letterati del Cinquecento, tra cui il rossanese Palatino, hanno accompagnato la nascita del libro per come oggi lo conosciamo. Lo hanno fatto con la raffinatezza dei tratti, la cura e la bellezza di una scrittura ordinata, tonda e corsiva, segnata da aste, archi, anelli, occhielli, code, ganci, uncini, bracci, pilastrino (il tratto verticale della G), cravatta (l’asta orizzontale centrale della E e della F), collo (l’attacco della coda della g al suo anello), tutti posti con cognizione e maestria al punto da rendere ogni singola parola, frutto prezioso di arte e conoscenza, traccia imperitura di bellezza. Già l’utilizzo del calamo (strumento scrittorio in canna appuntita) in sostituzione della penna d’uccello, permetteva scritture e trascrizioni sempre più eleganti, con l’introduzione di miniature e decorazioni sempre più accurate.
Emigrato da giovane a Roma sulle orme del cardinale Alessandro Farnese, Palatino fu riconosciuto “cittadino romano” nel 1538. Affiliato all'accademia dei Naviganti, fu segretario dell'accademia dello Sdegno dove conobbe e frequentò personaggi illustri come Claudio Tolomei e Francesco Maria Molza. A lui pare essere stata attribuita l'iscrizione dell'arco centrale della Porta del Popolo di Roma. Fu autore del più noto trattato di scrittura e modelli calligrafici del Rinascimento dal titolo: il Libro nuovo d’imparare a scrivere tutte sorte lettere antiche et moderne di tutte nationi, stampato per la prima volta in Roma nel 1540 con i caratteri di Francesco Cartolari di Baldassarre. Nell’arco di cinque anni seguirono cinque ristampe: nello stesso 1540 e poi nel 1545, nel 1548, nel 1550 e nel 1553. Si tratta di uno dei documenti più interessanti nella cultura della comunicazione dell’età moderna capace di andare oltre la bibliografia e la paleografia; il più conosciuto trattato di scrittura e modelli calligrafici del Rinascimento richiamato nei suoi “Trattati di Scrittura del Cinquecento Italiano” da Emanuele Casamassima, bibliotecario e paleografo scomparso nel 1988 (“Il Libro di M. Giovambattista Palatino Cittadino Romano, Nel qual s’insegna à scriver ogni sorte lettera, Antica, et Moderna, di qualunque natione, con le sue regole, et misure, et essempi…”). “I libri di modelli calligrafici costituiscono una delle fonti principali per la storia dell’ultimo periodo creativo della scrittura latina, al quale dobbiamo tutte le forme grafiche della civiltà occidentale […]”, scrive appunto Emanuele Casamassima. Nel 1545, per i tipi di Antonio Blado, vide la luce l’edizione definitiva (in BDP è conservata la 9a edizione, Roma 1561).
Preziosa testimonianza della trasformazione della scrittura in calligrafia, ispiratrice di modelli di grafia a mano antesignane della grafica moderna con supporto; attraverso l’elaborazione stilistica dei canoni tradizionali, la ricerca artistica Palatino seppe lasciare, ad una esperienza propria e peculiare del Rinascimento italiano quale fu la calligrafia, un’impronta essenziale e particolarmente qualificante.
In particolare il trattato di Palatino presenta una poliedricità di alfabeti, intrecci di segni grafici eruditi e di notevole pregio estetico con dei sonetti figurati finali che fanno del suo lavoro di elegante e forbita scrittura a mano, non solo un notevole libro di calligrafia ma un genere specifico capace di attraversare i secoli e ‘segnare’ e ispirare la storia della scrittura moderna e contemporanea.