Reduce da new York, lo scrittore Giorgio Montefoschi, già vincitore dei Premi Campiello, Strega e Rhegium Julii, è stato ospite del Circolo Rhegium Julii, con il quale ha presentato il suo ultimo romanzo: Il corpo, edito da Mondadori. Ha incontrato gli studenti del Liceo Classico “T. Campanella”, alla presenza del Presidente del Rhegium Julii, Pino Bova, della Dirigente Maria Grazia Rao, della docente Gabriella Marino che ha esposto la sua relazione, sul romanzo in questione, densa di riflessioni critiche puntuali e illuminanti, con lettura di brani pregnanti e significativi. Montefoschi poi, su domande numerose e pertinenti degli stessi studenti, tornando sui punti caratterizzanti della sua narrazione, ha tracciato una panoramica di autori, Flaubert, Balzac, Tolstoj, Dostoevskij, Stendhal, con particolare riferimento a temi riguardanti la dissoluzione dell’io, l’inquietudine, la crisi di identità, motivi molto cari alla letteratura del postmoderno. Gli allievi, particolarmente coinvolti, hanno tenuto vivo l’incontro con incalzanti riflessioni sull’attuale posizione sociale di scrittori e editori.
Nel pomeriggio, l’autore ha incontrato la cittadinanza nella Libreria- Museo Culture. Hanno portato i saluti ai convenuti il Presidente del Circolo Pino Bova, Salvatore Modica, presidente di UNITRE, Loreley Rosita Borruto del CIS Calabria, presente il Presidente del Circolo del tennis R. Polimeni Igino Postorino.
Dopo saluti e ringraziamenti, la Prof.ssa Benedetta Borrata ha dato alcune notizie sulla storia-azione del romanzo, per poi soffermarsi su caratteri e aspetti che alimentano l’intreccio narrativo, a cominciare dal titolo e dall’immagine significativa, in prima e quarta di copertina di un corpo che si muove sotto il peso di una massa liquida instabile, mutevole, transitoria, che non ha mai la stessa forma. Il corpo- ha continuato la relatrice - è la struttura che ci fa entrare in rete con la realtà, con gli altri, con gli spazi, con gli oggetti. Montefoschi narra anche attraverso gli oggetti, che connotano il flusso di movimenti, di abitudini, di gesti ripetitivi della quotidianità; oggetti anche piccoli e insignificanti che si caricano degli stessi sentimenti dei personaggi, di atteggiamenti di chiusura, di svogliatezza, di pigrizia, di sensi di colpa. C’è nei romanzi di Montefoschi l’accumulo dei dettagli della quotidianità. In quel contesto l’autore inserisce anche le numerose videate che si aprono, una dietro l’altra, su Roma, la città che ama e che conosce bene. Il testo assume i caratteri di un navigatore con indicazione capillare delle strade, delle piazze, delle ville che parlano ancora di romanità, ma anche di questa società, soprattutto quella borghese. L’autore prende allora la parola per parlare dei suoi personaggi borghesi, richiamati non come categoria sociale, ma come categoria dell’anima e dello spirito. I personaggi maschili più esposti, sono non lontani dall’uomo senza qualità di Musil; lo dicono i gesti, gli spostamenti lenti e monotoni, i dialoghi assonnati e frammentari, la stanchezza e la distrazione anche negli impegni di lavoro. L’autore si sofferma poi sul motivo esistenziale del tempo. Nel suo romanzo La sposa, del 2003, ha scritto che il tempo non è innocente perché segna trasformazioni interne ed esterne, perché inesorabilmente ci mette di fronte a provvisorietà e fragilità, per cui è necessario dare ordine e armonia alla vita e coltivare valori forti e sicuri. L’incontro si è concluso con gli interventi dei presenti, sempre efficaci per ulteriori riflessioni e approfondimenti.