di Anna Foti
“A voi fieri calabresi
che accoglieste ospitali me straniero
nelle ricerche e indagini
infaticabilmente cooperando
alla raccolta di questi materiali
dedico questo libro
che chiude nelle pagine
il tesoro di vita
del vostro nobile linguaggio”
Le parole possono resistere come segni di identità di un popolo anche quando tutto intorno invoca morte, distruzione e violenza; gli idiomi tratteggiano la ricchezza di un paese anche dentro un campo di prigionia che, pur togliendo la libertà di azione non sopprime il pensiero, il lingua e la cultura, spesso scrigni millenari di laboriose comunità. Lo ha scoperto e non lo ha più dimenticato, il giovane soldato tedesco Gerhard Rohlfs (Berlino 1892 – Tubinga 1986) che, durante la Prima guerra mondiale, nelle persone che ha incontrato in Italia, ha conosciuto ed esplorato un Paese ricco di dialetti e lingue antiche. Un’esperienza di tale intensità ispirazione per i suoi studi che, dopo la guerra, lasciò la Botanica per abbracciare la Glottologia.
Non solo celebre e apprezzato glottologo e linguista tedesco, soprannominato l’archeologo delle parole”, ma anche fotografo e appassionato conoscitore dei dialetti italiani e delle lingue meno parlate e diffuse. Una passione particolare lo colse per le "lingue calabresi".
In questo frangente in cui ricorre la Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Greca*, ecco l'omaggio a Gerhard Rohlfs, studioso di Lingue che seppe restare nella nostra terra, alimentando un legame ancora oggi vivo con i luoghi, le comunità e i patrimoni culturali che, nei millenni e nei secoli, la Lingua ha custodito e tramandato. Nel 1966 divenne cittadino onorario di Bova (nel 1979 ricevette lo stesso riconoscimento dal comune di Candidoni e nel 1981 da quelli di Tropea e Cosenza) e, sempre nel 1981, gli fu conferita la laurea honoris causa in Lettere dall'Università della Calabria. Riconoscimenti anche alla memoria: il 21 maggio 2016 è stato inaugurato a Bova il Museo della Lingua Greco-Calabra a lui intitolato, e nel 2002, per i 110 anni dalla sua nascita, il comune di Badolato gli ha intitolato la piazza antistante le scuole elementari.
Nel marzo 2018 nell’ambito del progetto regionale Segni-tracce-parole: sincretismi della Calabria Greca” promosso dal comune di Bova, il museo Gerhard Rohlfs si è arricchito di tre nuove sezioni: la sala lettura della biblioteca Franco Mosino, la Giudecca e il borgo dei Mestieri.
Docente di filologia romanza all'Università di Tubinga e all'Università di Monaco di Baviera, Gerhard Rohlfs fu incaricato da Karl Jaberg e Jakob Jud di condurre un ampio studio sui dialetti dell'Italia Meridionale. Lo studio lo coinvolse talmente che la sua tesi di laurea, pubblicata nel 1924, ebbe proprio il titolo “Griechen und Romanen in Unteritalien”. In Calabria arrivò preceduto da una lettera di presentazione di Benedetto Croce. Tra il 1921 e il 1983 esplorò 365 paesi, incontrò persone, visitò luoghi, familiarizzò con i piccoli centri aspromontani, cogliendo subito la ricchezza peculiare della Calabria, a Nord intrisa della Latinità diffusasi in larga parte dell’Europa ai tempi dell’impero Romano e a Sud pervasa dalla Grecità ancora incontaminata in cui la lingua appariva non intaccata e parlata come avveniva nell'antica Magna Grecia.
Autorevoli studi in materia collocano la lingua greca di Calabria nel periodo più recente, anch’esso di grande contaminazione come quello Bizantino di
colonizzazione monastica Basiliana (X secolo). Rohlfs fu colui che, invece, dopo attente e meticolose indagini, attestò che la lingua Greca parlata nell'entroterra reggino del Sud della Calabria, nella Bovesìa, fosse ancora quella antica parlata ai tempi della Magna Grecia. Egli, pertanto, fu sempre un convinto sostenitore della sussistenza di una linea di continuità dell'Ellenismo Calabrese ex temporibus antiquis. Un angolo di mondo, secondo Gerhard Rohlfs, dove l’imponente e contaminante cultura Romana non era riuscita a cancellare la profonda identità Greca.
La Bovesìa deve a Rohlfs importanti pagine di letteratura della Linguistica e della Glottologia che riconoscono la Calabria come pregevole e ancora autentica culla della Magna Grecia, con la peculiarità di una Lingua conservatasi finora intatta, seppur a rischio di estinzione.
Un viaggio tra le parole, le antiche tracce linguistiche, le usanze, i proverbi, le espressioni idiomatiche, i nomi e i cognomi, quello di Rohlfs in Calabria. Oltre mezzo secolo di indagini linguistiche in loco e una copiosa produzione di scritti, alcuni esclusivamente dedicati alle regioni del Sud Italia tra cui la Calabria. Tra queste si annoverano il "Nuovo dizionario dialettale della Calabria" (con repertorio italo-calabro) del 1977 - frutto della rielaborazione dei tre volumi del "Dizionario dialettale delle Tre Calabrie" (1933-39), ai quali nel 1966-67 si erano aggiunti i due volumi del "Vocabolario supplementare dei dialetti delle Tre Calabrie" - il "Dizionario dei cognomi e dei soprannomi della Calabria: repertorio storico e filologico" (1979) e il “Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria. Prontuario filologico-geografico della Calabria" (1974). La sua monumentale opera in tre volumi “Historische Grammatik der italienischen Sprache und ihrer Mundarten”, pubblicata negli anni 1949-1954 in Germania e tradotta in italiano da Einaudi negli anni 1966-1969, con il titolo ”Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti”, è ad oggi ritenuta lo studio di grammatica storica della nostra lingua e dei dialetti italoromanzi più ampia e attendibile.
Gli studi sui dialetti greci dell'Italia meridionale produssero opere come "Historische Grammatik der unteritalienischen Gräzität" (1950 e 1977 con traduzione italiana), "Lexicon Graecanicum Italiae Inferioris. Etymologisches Wörterbuch der unteritalienischen Gräzität" (1964), rielaborazione della prima edizione del 1930.
Uno studio che funse da apripista fu anche quello del dialetto della Basilicata, di cui per primo negli anni Trenta ebbe a notare le caratteristiche proprie di idioma da Isola linguistica.
Un viaggio arricchito anche dal corredo fotografico, ancora oggi considerato prezioso e ricco scrigno di cultura popolare capace di coniugare lo studio delle parole e la loro storia con le immagini silenziose, ma non mute, delle comunità che ha incontrato e con le tecniche utilizzate per coglierle. La città siciliana di Sperlinga, in provincia di Enna, è quella che annovera il maggior numero di foto perché Rohlfs vi condusse una ricerca sul dialetto galloitalico di Sicilia nel 1924.
Gerhard Rohlfs, da profondo conoscitore e indagatore dei dialetti italiani soprattutto meridionali ma non solo, offrì alla storia delle anime delle lingue Italiane conservatesi nello Stivale un notevole e prezioso contributo consacrato anche dalla nomina, in qualità di socio straniero, dell'Accademia della Crusca nel 1955 e dell'Accademia nazionale dei Lincei nel 1972. La Calabria ha un suo ricco patrimonio di Minoranze Linguistiche in cui le Madri e Padri Costituenti crederono al punto da averne consacrato la tutela persino nei primi dodici articoli della Costituzione ritenuti fondamentali (art. 6: La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche). Un patrimonio immateriale prezioso che con l’isola Ellenofona, incastonata sul versante Jonico Meridionale nella provincia di Reggio Calabria tra i comuni di San Lorenzo, Bagaladi, Roghudi, Roccaforte del Greco, Condofuri (Gallicianò), Bova Marina, Bova, Palazzi, Staiti, Brancaleone, Africo, comprende anche le comunità Italo – Albanesi o Arbereshe nel Cosentino, Crotonese e Catanzarese e la comunità Occitana di origine Valdese sempre nel Cosentino.
* Nel 2014 la Federazione delle Comunità e Confraternite Elleniche d’Italia propose allo Stato Greco l’istituzione di una Giornata mondiale della Lingua Greca che nel 2016 venne istituita nella data del 9 febbraio, in onore della morte, avvenuta nel 1857, di Dionysos Solomòs, uno dei più importanti poeti greci moderni, autore del poema "Inno alla Libertà" (in greco Ὕμνος εἰς τὴν Ἐλευθερίαν, romanizzato hymnos è tin Eleftherían o anche in greco Ὕμνος πρὸς τὴν Ἐλευθερίαν e in latino hymnos pro latta Eleftherían ).
Il poema scritto nel 1823, ispirato dalla guerra d'indipendenza greca conquistata dopo secoli di dominio ottomano, consiste in 158 stanze e costituisce l'inno nazionale più lungo al mondo. Musicato da Nikolaos Mantzaros, dal 1865 fu adottato ufficialmente come inno nazionale della Grecia e, dal 1966, come inno nazionale anche di Cipro. Il testo fu ridotto alle prime tre strofe e poi alle prime due: “Ti riconosco dal taglio terribile della tua spada, ti riconosco dal tuo volto che con foga definisce la terra. Risollevata dalle ossa sacre dei Greci, e valorosa come prima, ave, o ave, libertà/ Dalle sacre ossa, degli Elleni sorti, e di nuovo valorosi come eri una volta, Ave, o salve, Libertà! Inno alla Libertà".
In tema di idiomi locali quali tesori culturali, la centralità delle lingue dialettali è valorizzata anche in occasione della Giornata nazionale del dialetto e delle Lingue Locali istituita dall'Unione delle Pro Loco nella data del 17 gennaio. L’Unesco ha istituito pure la Giornata Internazionale della Lingua Madre il 21 febbraio (in memoria del 21 febbraio 1952 quando studenti bengalesi dell'Università di Dacca furono uccisi dalle forze di polizia del Pakistan, rispetto al quale il Bangladesh non era ancora indipendente, perché protestavano per il riconoscimento del bengalese come lingua ufficiale). Tra le lingue italo-meridionali ascrive finora solo il Napoletano e il Siciliano tra quelle Madri.