di Natale Pace
Dal 1946 al 1964 la Domenica del Corriere fu diretta da Eligio Possenti che la condusse insieme a Dino Buzzati, capo redattore, vero e proprio direttore tra le quinte. Era nata nel 1899 come inserto del Corriere della Sera e con l’obiettivo di non farne un secondo giornale, ma una vera e propria fotografia settimanale della vita degli italiani. Infatti, differentemente dagli altri settimanali del tempo, si caratterizzava per i suoi tanti disegni e servizi fotografici, che furono infatti il principale motivo del suo gradimento nei lettori. La prima e ultima di copertina conteneva tra l’altro un disegno con raffigurati i due fatti più importanti della settimana. Le illustrazioni di copertina furono affidate per 46 anni a Achille Beltrame e alla sua morte a Walter Molino. Erano dei veri capolavori e oggi si è sviluppato un vero e proprio collezionismo e si spendono veri capitali per una copertina rara.
Anche la Città di Palmi ebbe il privilegio della copertina della Domenica del Corriere, per quanto ne sia a conoscenza, per almeno due volte: una venne dedicata alla maestosa macchina della Varia, oggi patrimonio immateriale dell’umanità nel novero delle Grandi Macchine a Spalla. L’altra per un fatto di cronaca che all’inizio di gennaio 1954 ebbe risalto su tutti i giornali nazionali e, diffuse da importanti agenzie, in tutto il mondo.
Raccontò Domenico Zappone sul Giornale d’Italia, la storta strappalacrime del cane Bobby che (riporta la didascalia sotto l’illustrazione della Domenica): “Eroico amore di cane. Per tornare al suo padrone, residente a Scilla e che lo aveva venduto a due marinai di Catona, un grosso cane non ha esitato, appena giunto a Messina, a gettarsi in mare e ad attraversare a nuoto lo Stretto. Toccata la sponda calabra, ha fatto di corsa i dieci chilometri che lo dividevano da Scilla, dove è giunto sfinito, ma felice.”
La copertina dedicata alla storia di Bobby è del 24 gennaio 1954.’ il 24 gennaio 1954. Vicenda davvero toccante e l’averla raccontata con enfasi e sentimento contribuì ad aumentare la notorietà del giornalista palmese e aumentò a dismisura la presenza di corrispondenti di giornale che a Scilla andavano alla ricerca del Cane Bobby e del suo padrone che, per l’affetto dimostrato dall’animale pensò bene, secondo Zappone, di tenerselo ben stretto.
Si, va bene, andrebbe tutto bene se non fosse che di Bobby e del suo padrone a Scilla non vi era traccia e nessuno dei rupestri abitanti della mitica sirena sapeva nulla della storia.
Obtorto collo, Mimì Zappone dovette alla fine confessare che la storia del cane che aveva attraversato lo Stretto per ritornare dal padroncino era… inventata di sana pianta. E forse fu la prima e unica volta che la copertina della Domenica del Corriere illustrò non un fatto di cronaca, ma un racconto di fantasia.
Fantasia di cui Zappone era fertilissimo cultore, riuscendo a costruire mondi, fatti e personaggi non veri, ma tanto verosimili e raccontati con tanta sincera partecipazione che sembrava impossibile non fossero veri. Egli sapeva toccare le corde del sentimento dei lettori, sapeva smuovere il bisogno di un romanticismo non decadente, “lacrime di pietra” per un periodo in cui le persone avevano più motivi di sofferenza che di gioia.
Ci ricadde qualche anno dopo con un’altra storia, quella del pescespada suicida. Ma ve la racconto un’altra volta.