Medico, politico e poeta: tutto condensato in un unico uomo che ha dedicato al prossimo la sua esistenza. Un intellettuale fine ed onesto, dalle sfumature inconfondibili come l’intensità delle sue liriche. Tra versi e impegno civile Emilio Argiroffi è stato medico e politico del sud, il cui valore ha travalicato i confini meridionali.
Un uomo con una grande passione civile, trasfusa nella Poesia come nella Politica, nato in provincia di Messina, a Mandanici, e morto all’età di 75 anni il 28 maggio 1998 a Catania, dopo aver speso gran parte della sua esistenza in provincia di Reggio Calabria, a Taurianova dove nel 1949 era approdato per perfezionare il suo tirocinio di medico presso l'ospedale, allora eccellenza e riferimento per tutta la Calabria e oltre.
A Taurianova trascorse la sua vita divenendo anche sindaco della cittadina, dopo essere già stato senatore della Repubblica.
Un medico prestato alla politica che ha lasciato una ricca eredità poetica ma soprattutto umana. La sua copiosa produzione di versi è ancora oggi sublime e attuale voce degli ultimi e dei dimenticati. Insignito con il Premio Strega, Emilio Argiroffi, fu vincitore di numerose rassegne regionali e nazionali. Nel ventennale della sua morte, il comune di Taurianova rimedia all'oblio che ha avvolto questa illustre figura per tanto tempo. Già dallo scorso anno, quando inserì un omaggio nell'ambito della rassegna Taurianova legge, l'amministrazione guidata da Fabio Scionti è impegnata nel richiamo alla memoria di Emilio Argiroffi, così ingiustamente dimenticato. Nel ventennale della sua scomparsa, L'illustre intellettuale, poeta, politico e medico è stato ricordato in occasione di un convegno intitolato "Emilio Argiroffi, vent'anni dopo. L'incantagione della parola" svoltosi proprio il 28 maggio (1998-2018) presso l'auditorium "Macrì - Terranova" di Taurianova. Una manifestazione promossa dal comune e dal circolo culturale Rhegium Julii, di cui Emilio Argiroffi fu autorevole e appassionato animatore, e scandita dalle letture dell'assessore comunale alla Cultura di Taurianova, Luigi Mamone, e dell'avvocatessa con la passione per la recitazione, Maria Rosa Ferrara.
"Ritengo sia necessario recuperare la memoria di questo uomo - ha sottolineato il sindaco di Taurianova Fabio Scionti - che per la nostra città fece moltissimo e che resta vivo anche nella memoria di chi come me, quando egli era sindaco, era solo un ragazzino. Sono particolarmente lieto di annunciare che proprio oggi, nel ventennale della sua scomparsa, per la cittadina che non solo amministrò ma che amò come sua, la città di Taurianova ha avuto notizia del conferimento di qualifica di 'Città che legge' 2018-2019 dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo. Un riconoscimento per l'impegno profuso nella promozione della lettura e della cultura che ben si sposa con lo spirito che ci anima oggi qui, riuniti nel ricordo di un grande poeta, di un grande sindaco, di un grande uomo", ha concluso il sindaco Fabio Scionti.
Emilio Argiroffi, senatore nelle fila del Partito Comunista Italiano per tre legislature, relatore della legge sull'inquinamento da rumore e sulla istituzione degli asili nido, fu sindaco di Taurianova dal 1993 al 1997. Ne ricorda la lealtà di avversario politico, Angela Napoli, presidente dell'associazione culturale Risveglio Ideale e all'epoca consigliera comunale di Opposizione. "Avevamo entrambi a cuore la lotta contro lo strapotere politico e mafioso che stava annientando Taurianova. Era animato da una grande passione civile, sempre perpetrata con gentilezza, e che per lungo tempo qui è stata dimenticata. E' bene oggi ricordarla", ha sottolineato Angela Napoli.
Un uomo di grande nobiltà d'animo e sensibile; una poliedrica figura di fine e arguto intellettuale, ben evidente già nella prima opera poetica "I grandi serpenti miei amici" Reggio Emilia - Roma Casa del libro, 1981. La scrittrice Marzia Matalone, nel tracciare il suo profilo, si è così soffermata sulla profondità dei temi della sua produzione lirica: "Una poetica ricca di umanità, segnata dall'altalena del tempo e della storia, dall'incessante ricerca di verità sempre sollecitata dal dubbio, dalla religione, dal fervore civile alla base di sempre attuali riflessioni sulla guerra e sulla necessità di pace, dalla passione per il mito, da un legame profondo con la madre". Stretto fu, infatti, il rapporto con la madre, celebrato con la lettura in chiusura del convegno, a cura dell'assessore Mamone, delle lirica scritta al momento della sua morte ("Epicedio per la signora che si allontana: trilogia poetica" Rosarno: Centro studi medmei, 1985).
Intensa fu, anche, l'impronta tracciata dal mito sulla sua poetica, quale elemento di fascino senza tempo ed ispirazione costante. Quel mito fu celebrato nel poemetto pubblicato da Città del Sole edizioni nel decennale della sua morte, dal titolo "Le pescatrici del Piano delle Fosse", arricchito dagli interventi critici di Antonio Piromalli, Dario Bellezza, Walter Mauro, Roberto Pazzi, Nantas Salvalaggio, Maria Luisa Spaziani e dal dvd con il documentario-intervista del giornalista Paolo Bolano e ispirato alle figure di donne rapite nelle epoche antiche dai pirati nel Piano delle Fosse, antico nome della Piana di Gioia Tauro.
Di una sublime dimensione spirituale delle sue liriche ha parlato lo scrittore Antonio Roselli, collocando la poetica di Argiroffi anche nel panorama letterario siciliano, pure imbevuto di mito e dal quale lo stesso Argiroffi proveniva. "Il tono colloquiale delle sue opere rappresenta un tratto distintivo della sua produzione attenta a raccontare una realtà partecipe dei fatti della storia, con un linguaggio intriso non solo di ironia ma anche di commozione e compassione", ha evidenziato Antonio Roselli soffermandosi sull'opera "Madrigale siciliano con alfabeti e tamburi" , Alter studio, 1984.
Giunto giovane medico tirocinante a Taurianova, Emilio Argiroffi conobbe la miseria delle famiglie, incontrò bambini scalzi e malvestiti, donne piegate dalla fatica dopo le ore impiegate nella raccolta di olive nei campi della Piana di Gioia Tauro. "Qui in Calabria ho frequentato l'università della Storia e della Coscienza - raccontò ai microfoni del giornalista Rai Paolo Bolano - e non sono riuscito a lasciarmi indietro quella fatica delle raccoglitrici di olive e dei migranti, quella povertà dilagante, quei bambini, oltre seicento, che ho fatto nascere. Per loro sono arrivato in Parlamento non perchè, lo progettassi". Dagli ultimi si è lasciato, dunque, cambiare la vita, rispondendo, con coraggio, passione civile e responsabilità, a quel richiamo a restare in Calabria dove "non c'era bisogno di caserme ma di case", diceva.
Da Taurianova e dalla sue gente in cerca di ascolto e protezione si è sentito teneramente adottato. Di essa scrisse nella elegia contenuta nell'opera "La grotta di Endimione" (SPI CGIL Calabria, Soveria Mannelli, Rubbettino 1995), integralmente declamata dallo stesso Argiroffi nella proiezione, proposta in occasione del convegno, del documento video originale risalente al 1993 e proveniente dalle teche Trab:
(...) questa Taurianova
risorta su ceneri e suoni millenari
tra fanghi e rovi impigliati di cento miti
di mille melodie di usignoli
[…] signora dell’antico fiume
dove s’immerse oreste il matricida
[…] dove omero ancora risuona
nelle parole dei vinti
[…] Taurianova signora della piana
è terra di pallade atena
fu qui ch’ella colpiva il suolo con la lancia
ad ogni colpo sorgeva l’ulivo
il grande ulivo gigante
[…] qui fu toante
sposo della regina ipsìpile
qui visse ifigenia
sacerdotessa di artemide (…)
"Emilio Argiroffi è ancora qui tra quella gente diseredata e dimenticata che lui non ha voluto abbandonare. Si è sempre donato agli altri e si è dato per la vita di tutti, lasciando quale segno per l'unico futuro possibile, la convinzione secondo la quale solo l'istruzione rende gli uomini e la donne liberi e protagonisti del loro tempo", ha appassionatamente ricordato Lucia Ferrara, presidente dell'associazione culturale "Nuova Aracne".
Dopo avere toccato quell'umanità sofferente, Argiroffi restò per fare la sua parte con quell'umiltà che solo gli autentici Grandi hanno dentro. Attraverso la delicatezza e la bellezza della sorella Maria, donna in ombra ma alla quale dobbiamo la luce su tutto l'archivio di famiglia, ancorché almeno finora non fruibile, la giornalista e scrittrice Annarosa Macrì ha poi tracciato un ritratto intenso dell'intellettuale taurianovese di adozione. Partendo proprio da quella figura danzante e amorevole, capace di tirare fuori il bello da tutte le persone, è iniziato il suo intenso racconto. "Incontravo la bellezza ogni volta che vedevo Maria. Ed infatti anche Emilio Argiroffi era il medico della bellezza, sempre elegante come forma di rispetto verso tutti coloro che riceveva, nel suo caso soprattutto persone umili e povere. Espressione dell'alta borghesia liberale di Mandanici, di cui il padre fu anche sindaco, Argiroffi volle vivere per gli ultimi e tra gli ultimi. Restando a Taurianova scoprì la causa di quella forma di anemia che colpiva le raccoglitrici di olive per ore a piedi nudi nei campi. Lui immigrato a Taurianova in un tempo in cui i cervelli arrivavano in Calabria invece di emigrare. Emilio Argiroffi - ha ricordato ancora Annarosa Macrì - era il sindaco i cui comizi erano degli eventi attesi e partecipati; poeta profondamente civile in una Calabria diseredata e nobile al contempo, capace come i veri poeti di mettere radici nella storia e nella realtà e di agire e pensare in modo universale. Un antesignano del pensare globale e agire locale per quei tempi assolutamente inedito". Annarosa Macrì ha anche consegnato un ricordo vibrante di Maria che a casa Argiroffi, in mezzo agli argenti, spolvera con minuzia e premura una piantina. Un gesto pregno di significato che incarna il senso dell'opera del fratello Emilio, uomo che ancora oggi insegna ai calabresi come questa Calabria vada amata, curata e custodita con affetto, conoscendone la storia e non dimenticando cosa essa sia stata e cosa sia ancora. In conclusione richiama alcuni suoi versi lasciatici come un testamento: "Perchè ricordare/E' l'unica forma di vita possibile /Ricordare è non morire/ Non Morire mai/Ricordare è vita eterna".
Nella stessa intervista rilasciata a Paolo Bolano, Emilio Argiroffi, raccontò anche dello scontro non diretto ma cruento con la ndrangheta sanguinaria degli anni primi anni Novanta e di quella Calabria di cui ha conosciuto le ombre tenebrose, senza dimenticarne la luce e il fascino millenario di culla del mito e della Magna Grecia, di terra scelta dai Greci per farla grande. A quel sanguinoso e cruento episodio dedicò la lirica "Il venerdì della luna nera", contenuta ne "La grotta di Endimione".
Emilio Argiroffi fu anche fervida anima culturale a Reggio Calabria. Lo ha ricordato Pino Bova, presidente del circolo Rhegium Julii la cui biblioteca di interesse locale porta il suo nome. "Noi abbiamo avuto il dono di averlo come autorevole animatore degli storici caffè letterari. Emilio Argiroffi aveva dentro un mondo straordinario. Le sue scelte di vita furono animate - ha ricordato Pino Bova - dall'urgenza di dare voce a chi non ne aveva, di opporsi ad ogni forma di prevaricazione dell'uomo sull'uomo, ad ogni forma di disuguaglianza e di violenza. In un mondo abitato dai due impostori della ricchezza e della povertà, che a loro volta generano guerra e genocidi, lui parlava di pace e di impegno civile come unici viatici di libertà. Egli incarnò autenticamente la missione della poeta chiamato a farsi azione e testimonianza con quella forza anticipatrice che la contraddistingue. Poesia, nella sua etimologia greca poiesis, indica proprio l'atto del fare", ha sottolineato ancora Pino Bova citando i versi in cui Argiroffi invita l'umanità a "Risalire la fiumara del nuovo cammino, l’aspra fiumara del destino".
Lo stesso Pino Bova ha fatto dono all'assessore alla Cultura di Taurianova, Luigi Mamone, della Carta Poetica scritta a quattro mani proprio con Emilio Argiroffi e sottoscritta a Castroreale, allora provincia e oggi città metropolitana di Messina.
Il legame tra Emilio Argiroffi e il circolo Rhegium Julii si nutre anche del grande impegno profuso dal circolo per la pubblicazione della sua produzione poetica: "L' oasi della parola: caffè letterari 1990", con nota critica su Argiroffi di Walter Mauro, (Soveria Mannelli: Rubbettino, 1991), "Tre Nobel tra Scilla e Cariddi: I. Brodskij, T. Morrison, D. Walcott" Rhegium Julii (Soveria Mannelli: Rubbettino, 1997), sono tutte pubblicazioni legate al Rhegium Julii. Un amore corrisposto quello tra Emilio Argiroffi ed il Rhegium Julii che nel 2006 pubblicò postuma, con i caratteri di Città del Sole la sua ultima raccolta poetica, ‘Le azzurre sorgenti dell'Acheronte’, che lo storico presidente del circolo Giuseppe Casile definisce come il suo testamento. Non a caso tra gli ultimi versi di questa raccolta così significativa leggiamo della sua semplice ed al contempo straordinaria grandezza di poeta: "Io so di non sapere /Venni per confessare tolleranza/ Per insegnare ad amare la diversità (...)".