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di Anna Foti
«L'intelligenza non avrà mai peso, mai,
nel giudizio di questa pubblica opinione,
neppure sul sangue dei lager otterrai,
da una dei milioni d'anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato.
Irreale è un'idea, irreale ogni passione
di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non ha mai liberato.
Mostrare la mia faccia, la mia magrezza,
alzare la mia sola puerile voce
non ha più senso. La viltà avvezza
a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio ed anche questo mi nuoce»
"Gli italiani" di PierPaolo Pasolini
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di Anna Foti
"Io scriverò se vuoi
Perché cerco un mondo diverso
Con stelle al neon e un poco d'universo.
Mi sento un eroe a tempo perso...
Ma con chiunque sappia divertirsi mi salverò
Che viva la vita senza troppo arrichirsi..."
Parlava al futuro mentre la sua vita era a un passo da una fine prematura e tra le righe di una canzone rivelava il senso ultimo di ogni esistenza: cercare un pò di infinito in ciò che è finito per definizione e trovarlo nell'allegria e nella gioia di vivere piuttosto che nel possesso materiale.
Rino Gaetano, che di questi tempi (29 ottobre) avrebbe compiuto 70 anni, è ancora lì a cantare, nonostante un incidente quasi quarant'anni fa gli abbia stroncato la vita.
E' ancora lì con il suo cilindro in testa, la sua aria scanzonata, il suo spirito anticonformista ad intonare canti di ribellione intrisi di un'arguta ironia.
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di Natale Pace
«Il passato di tanti anni fa
alla fine del quarantanove
è il massacro del feudo Fragalà
sulle terre del Barone Breviglieri
Tre braccianti stroncati
col fuoco di moschetto
in difesa della proprietà.
Sono fatti di ieri»
Lucio Dalla – Passato –
dall’album “Il giorno aveva cinque teste”
Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo”. Scriveva Primo Levi.
E’ vero, guai a quel popolo che dimentica il proprio passato, perché per quanti sforzi farà per cancellare gli orrori, i guasti, gli errori. Quegli sforzi si tradurranno in alibi, giustificazioni, assoluzioni e allora gli orrori si camufferanno con altre vesti per ritornare.
Noi oggi vogliamo ricordare: facciamo qualche passo indietro.
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di Natale Pace
Non mi sono inserito nella polemica scatenata da uno pseudo-giornalista-intellettualoide che a ciclo mestruale ben prestabilito, dovendo dimostrare a se stesso che esiste e alla buonanima di sua madre quanto è conosciuto nel mondo, spara bordate a sangue offensive del meridione e dei meridionali. Mi sembrava, come dicono i nostri anziani di “dargli troppa importanza”.
D’altra parte egli è solo l’ultimo personaggio importante e conosciuto ( per adesso) ad esternare pensieri xenofobi e razziali nei confronti della gente del Sud.
Il marchese Massimo D’Azeglio, sì, proprio quello de “Pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gl'Italiani”, liberal-moderato Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna, scrive a Diomede Pantaloni nel 1860:
“In tutti i modi la fusione con i napoletani mi fa paura e come mettersi a letto con un vaioloso”.
Che fa il paio con le future fesserie montanelliane, o con Moravia che sull’Espresso del 3 ottobre 1982, in un articolo intitolato “Siciliano uguale Mafioso” scrive: “Il Siciliano in quanto tale, anche il galantuomo, è tendenzialmente mafioso”.