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Ennio Morricone al pianoforte

Di Anna Foti

Come può una nota soltanto annunciare un'intera melodia e schiudere un mondo traboccante di emozioni? Può una musica esistere da sola, anche senza il film per cui è stata composta?

Ennio Morricone ha incarnato con la sua vita e la sua opera il prodigio di questo incantamento, profondamente umano come la sua vita, la sua passione, la sua opera. Tutto il mondo, che ad ogni latitudine gli sta rendendo onore, ha assistito a questo prodigio, divenuto straordinariamente quotidiano e familiare per ognuno.

Si era sbagliato nel dichiarare che la musica - quindi anche la sua - avrebbe parlato soltanto in seguito. «L'arte astratta per eccellenza, la musica, non parlerà subito ma nel tempo, quando io non ci sarò più». Essa, invece, ha iniziato ad incantarci prima, per questo salutare Ennio Morricone, un maestro grande per genialità e sensibilità, ci tocca nel profondo. Ci sentiamo tutti grati e privilegiati per aver "sentito" le sue melodie, che ancora e sempre scalderanno il nostro animo, ci commuoveranno, ci raggiungeranno in quella curva di cuore dove le parole si sublimano in note. Registi e cantanti hanno affidato alla sua opera i loro film e le loro interpretazioni. Oggi quegli accordi, anche da soli, decantano ed emozionano senza fine. La tristezza, al cospetto di cotanta umile immortalità, si ritira. La sua musica vivrà. Per sempre.

di Anna Foti

Cappotto pendulo e cappello inclinato sul capo, cravatta con righe oblique, occhiali con gli angoli smussati e quella valigia stretta nella mano destra, così lo si ricorda e così viene raffigurato nel monumento scultoreo eretto

alla sua memoria, nel comune natio in Calabria, Melicuccà. Il poeta Lorenzo Calogero, viaggiatore in cerca di parole nel tempo - «Io sono uno strano mendicante che chiede amore e parole, sono un solitario emigrante verso le terre della luce e del sole» (“Angelo della mattina" - "25 poesie") - si sentiva frantumato nella morsa della vita, dentro la quale sembrava sfuggirgli continuamente quel destino di poeta che disperatamente lo chiamava a se’.

Penna di liriche vibranti, fu poeta apprezzato soltanto dopo la morte, complici l’isolamento dovuto alla geografia fisica del luogo natio e a quella interiore della sua anima inquieta, che molta disponibilità all’ascolto richiedeva.

«Frammenti di vita / buttati così a caso / sulle liquide onde / fra terreni disseminati di pietra/ sono le mie poesie (…) ». Rifiutato dalle case editrici e ignorato dalla critica in vita, Lorenzo Giovanni Antonio Calogero, terzo di sei figli, medico con la vocazione poetica, nacque e morì a Melicuccà, oggi nel territorio metropolitano di Reggio Calabria, il 28 maggio 1910 (110 anni fa) ed il 22 marzo 1961, giorno in cui si tolse la vita (il suo corpo fu trovato dopo tre giorni). Tra il suo lasciare il luogo natio per studiare a Bagnara, a Reggio Calabria e a Napoli, e il suo tornare a casa vinto dalla nostalgia per la madre, si dipanava il suo esistere, sotteso all’opera ininterrotta della sua poesia. Un moto perpetuo di parole pesanti e pensanti mosso da istinti ponderosi e poderosi che lo spingevano a tornare ai suoi luoghi, quando era lontano, e a fuggire da essi, quando lì si trovava.

 di Anna Foti

«Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità. (...) I mafiosi nel progettare l’assassinio dei due magistrati, non avevano previsto un aspetto decisivo: quel che avrebbe provocato nella società. Nella loro mentalità criminale, non avevano previsto che l’insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi, oltre la loro morte: diffondendosi, trasmettendo aspirazione di libertà dal crimine, radicandosi nella coscienza e nell’affetto delle tante persone oneste». Questi alcuni brani del discorso che, in questa giornata della Legalità, ha pronunciato il presidente della nostra Repubblica, Sergio Mattarella, tra le cui braccia morì per mano mafiosa, il fratello Piersanti, allora presidente della Regione Siciliana, nel 1980. 

di Anna Foti

L’Argentina ospita e vince i suoi primi Mondiali di Calcio mentre una intera generazioni di giovani scompare sotto la mano atroce della dittatura di Jorge Rafael Videla che, trionfante agli occhi del mondo, consegna la Coppa al capitano Daniel Passerella. A un chilometro di distanza dallo stadio Monumental di Buenos Aires lo stesso Videla conduce la sua “guerra sporca” torturando presso l’Esma (Escuela Superior de Mecánica de la Armada) chi non rinuncia alla Libertà e chi non abbia appoggiato il golpe miliare di due anni prima. 

In Spagna dopo 40 anni di regime dittatoriale franchista, viene approvata la Costituzione, preludio della nuova era democratica da lì a breve affidata (attraverso la cosiddetta Transizione spagnola) ad una monarchia parlamentare. 

In cielo si avvista Caronte, il primo e più massiccio dei satelliti di Plutone. Tre americani, Ben Abruzzo, Maxie Anderson e Larry Newman, riescono nell’impresa di sorvolare l’oceano Atlantico, per la prima volta a bordo della mongolfiera Double Eagle II, sbarcando il 17 agosto 1978 a Miserey vicino a Parigi, 137 ore 6 minuti dopo la partenza da Presque Isle, nel Maine. 

È l’anno dei tre Papi: Città del Vaticano e il mondo cattolico assistono alla morte di papa Paolo VI e di Papa Giovanni Paolo I, dopo solo 33 giorni di Pontificato, e accolgono papa Giovanni Paolo II che reggerà il Pontificato improntato al dialogo con le altre religioni fino al 2005 e che nel 2014 sarà proclamato Santo.

Con cilindro, frac e ukulele Rino Gaetano suona Gianna a Sanremo, a Marina di Pietrasanta Mina si esibisce per l’ultima volta in pubblico e in Giamaica ha luogo il primo festival di musica Reggae del mondo.